Quanto tempo è passato da quando hai effettuato il backup dei tuoi dati l’ultima volta? Sfortunatamente tutti noi sappiamo che importante fare il backup dei propri dati in modo regolare, ma in pochi, nella pratica, lo fanno realmente. Spesso e volentieri è pura pigrizia, in quanto la copia può richiedere diverse ore ed in ogni caso è necessario selezionare i file che vogliamo sottoporre a backup e sovrascrivere quelli precedenti.
Il vero problema nasce però nel momento del bisogno: quando il computer si rompe, l’hard disk smette di funzionare o si è vittima di un virus. Insomma, il backup è quella cosa di cui ti accorgi di avere bisogno quando ormai è troppo tardi ed in cui l’unica soluzione è quella di effettuare un recupero dati da un professionista. Peccato che, se a volte questa si dimostra l’unica strada percorribile, significa dover mettere mano al portafoglio più di quanto non sarebbe costata una chiavetta USB o un NAS di fascia medio-bassa.
Come fare un backup?
Per effettuare un backup esistono veramente moltissimi metodi. Il più semplice di tutti è quello di dotarsi di una chiavetta USB e fare un semplice “copia ed incolla” dei dati che vogliamo salvare. Maggiore importanza diamo a questi dati e maggiore dovrà essere la frequenza con cui faremo tale operazione. Si tratta di una procedura noiosa e macchinosa, ma alla portata di tutti. Il problema principale, oltre alla noia, è quello di dover tenere il computer impegnato e di dover eseguire manualmente tale attività. Con pochi file può avere senso, ma se desideriamo effettuare il salvataggio di foto e video, forse non è la strada migliore. Inoltre, anche se il costo delle chiavette USB è assai diminuito, spesso queste non potrebbero essere sufficienti e dovremmo ricorrere ad hard disk esterni, magari SSD, con costi generalmente più alti (anche se, come per le chiavette, i costi sono nettamente diminuiti negli ultimi anni).
Una strada alternativa potrebbe essere quella di utilizzare sì un hard disk esterno o una chiavetta, ma utilizzando un software di backup automatizzato, così da evitarci di compiere manualmente l’attività di “copia-incolla”.
Molti di questi software backup mettono inoltre a disposizione la copia su cloud: Google e Microsoft offrono, a poche decine di Euro l’anno, centinaia di GB di memoria in cloud, che permettono di backuppare in sicurezza molti dati, mettendoli al sicuro non soltanto da un’eventuale perdita o danneggiamento dell’hard disk o chiavetta USB che dovremmo utilizzare nella soluzione precedentemente prospettata, ma anche da un (speriamo raro) evento naturale di dimensioni importanti, incendio o alluvione.
La terza strada, che in realtà sarebbe quella “maestra”, è l’utilizzo di una NAS (Network Attached Storage), ovvero un dispositivo collegato alla rete la cui funzione è quella di funzionare come dispositivo di archiviazione: una sorta di hard disk in rete.
L’utilizzo di un NAS è una soluzione professionale che risolve una serie di problemi: primo tra tutti, il backup viene eseguito automaticamente da tale dispositivo, andando a “prendersi” automaticamente i file sottoposti a backup senza impegnare risorse del computer. Nella pratica, sarà direttamente il NAS ad occuparsi dell’operazione di backup, in piccolo, questo è un piccolo computer dotato di hard disk altamente capienti.
In secondo luogo, un altro problema che risolve, è l’eventuale danneggiamento dei dischi: grazie ad una serie di predisposizione tecniche (chiamate RAID, in gergo tecnico, ma che in questa sede non possiamo approfondire essendo l’argomento complesso), tutti i dati vengono sottoposti ad un’ulteriore copia all’interno del NAS stesso, una ridondanza del backup. Così facendo, ci si ritrova ad avere i dati in tre posizioni differenti: all’interno del computer, in un primo disco del NAS e, quantomeno, all’interno di un secondo disco indipendente dal primo.
Ma non è finita, in quanto, nei dispositivi di ultima generazione, la ridondanza è garantita anche in cloud, generando di fatto una quarta copia esente da qualsiasi rischio di calamità naturale o disastro accidentale.
Il costo di un NAS può variare moltissimo e va da poche centinaia di Euro per i modelli meno capienti ed avanzati, fino a diverse migliaia per quelli contenenti diversi hard disk e sistemi avanti di gestione. Generalmente, con 300€ è possibile portarsi a casa un NAS di fascia media, adatto alla maggior parte delle esigenze casalinghe e di piccoli uffici.
Per quanto riguarda le dimensioni, a tali cifre è possibile riuscire ad acquistare un NAS da 4 o 6 TB, mentre dispositivi più avanti possono tranquillamente arrivare a 16/20TB.
Troppo tardi? È necessario un recupero dati
Se non è stato effettuato un backup, se quest’ultimo è troppo datato o il supporto è rimasto danneggiato, l’unica strada percorribile è quella del recupero dati hard disk da parte di un professionista o azienda qualificata. L’operazione di recupero può costare diverse centinaia di Euro (se non migliaia, a volte), ma generalmente ciò avviene solo dopo un’analisi preliminare in grado di stabilire se e quali file potranno essere recuperati.